Come tante realtà sportive, in questo complicata emergenza sanitaria, i Gorillas Varese hanno dovuto prendere delle decisioni difficili per tutelare la sicurezza dei propri tesserati. Fortunatamente la dirigenza biancorossa ha potuto appoggiarsi alla consulenza di un giovane medico che ha potuto indirizzare nel migliore dei modi le proprie scelte.
Abbiamo fatto qualche domanda a Giorgio Giorgetti, storico giocatore ma soprattutto giovane medico convolto direttamente nella gestione della pandemia, per fare un po’ di chiarezza su una situazione certamente di difficile lettura.
Giorgio, ti sei laureato a Settembre 2020 e ti sei subito trovato proiettato sul fronte della lotta al Covid presso la locale Unità Speciale di Continuità Assistenziale. Come hai vissuto questo battesimo del fuoco?
“La prima problematica è stata proprio laurearsi, visto che le strutture universitarie hanno dovuto riprogrammare tutti i propri protocolli. L’impatto con la professsione è stato molto intenso con tante visite a domicilio a pazienti le cui difficoltà sono state acuite dalla crisi e poi tantissimi tamponi.”
Da medico ma anche da atleta, come valuti l’impatto della pandemia sulla pratica sportiva agonistica e non?
“Partiamo dal presupposto che lo sport fa benissimo ed è una fonte imprescindibile di benessere e salute. Detto ciò la situazione sanitaria ha reso chiaramente necessarie delle restrizioni. E’ stata quasi sempre permessa durante i lockdown la pratica di sport individuale mentre la pratica collettiva e in determinati ambiti è tutt’ora vietata o fortemente limitata. E’ permessa invece la pratica sportiva “di interesse nazionale” che quindi implica un qualche tipo di “professionismo”. In altri termini significa la possibilità di garantire una “bolla” (senza scomodare il modello NBA ma almeno isolando gli atleti da eccesivi contatti “esterni”) e la presenza costante di personale sanitario qualificato e in grado di sottoporre di frequente staff e atleti a tamponi rinofaringei.”
Quali sono i rischi che si possono riscontrare, secondo te, in una realtà come quella dei Gorillas?
“Ai Gorillas gli atleti sono professionisti solo sulla carta e durante la settimana si recano a scuola o sul luogo di lavoro e vivono a contatto con le proprie famiglie. E’ vero che il Covid colpisce meno duramente la fascia di età a cui appartengono i nostri atleti ma il rischio sarebbe stato proprio quello di portare il contagio alle famiglie (io stesso per precauzione, visto il lavoro che faccio, non ho contatti con i miei genitori da Ottobre) .
Non sarebbe stato possibile garantire un livello di sicurezza soddisfaciente per una ripresa totale dell’attività, soprattutto se agonistica. La disputa del campionato avrebbe creato ulteriori preoccupazioni in relazione al contatto con altre realtà di varie parti d’Italia visto che le aree di contagio sono in continua evoluzione e gli spostamenti sconsigliati.
In sostanza il ritorno pieno all’attività sarebbe stato permesso ma non opportuno. Soprattutto sulla base di questo principio è maturata la decisione dellla dirigenza di non partecipare al campionato nazionale per questa stagione”
Come vedi la situazione del contagio al momento e quali pensi potrebbero essere gli sviluppi in futuro?
“Purtroppo non sono in grado di predirre il futuro ma di certo sarà tutto più facile quando i vaccini proveranno la loro efficacia. Con un numero basso di casi e la più alta percentuale possibile di popolazione sarà vaccinata potremo ritornare gradualmente alla normalità.
Certamente le notizie di questi giorni non tengono tranquillissimi visto che sembra esserci un peggioramento rispetto ad alcuni dati. Con le USCA di Varese saremo coinvolti nella gestione di un focolaio presso il Comune di Viggiù che, assieme ad altre zone, è tornato in zona rossa. Le prossima settimane potrebbero essere ancora impegnative”
E quali step consigli ai Gorillas per il ritorno in campo?
a abbiamo studiato delle routine che rispettino prima di tutto il vademecum federale. Parola d’ordine distanziamento e rispetto dei protocolli.
Il momento della ripartenza delle attività dovrà essere ben ponderato.
La cosa più importante è che ogni scelta venga presa con grande buon senso, senza il quale, anche le regole più appropriate rischiano di non bastare.
Detto questo spero di cuore di poter tornare in campo il più presto possibile con i miei compagni. In sicurezza e senza pensieri”
Ringraziamo Giorgio per l’intervista e gli facciamo un grosso “in bocca al lupo” per l’importantissimo compito che sta portando avanti al servizio della comunità locale.
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